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Un'intervista a Paolo Mamo e Simona Lazzerini - Altavia Italia

Paolo Mamo e Simona Lazzerini, rispettivamente Amministratore Delegato e Direttore Generale, guidano Altavia Italia da oltre vent'anni.

L'azienda, parte del Gruppo Internazionale Altavia, ha un focus su retail innovation per aziende italiane ed internazionali, per le quali cura posizionamento, contenuti, strategie commerciali, innovazione verso la nuova "shopping journey". Inoltre gestisce, per le stesse tipologie di azienda, i dati in termini di analisi, contenuti ed elaborazione pre media e si occupa della realizzazione dei piani commerciali-marketing on e off line.

Altavia Italia, come tante altre dal Covid in poi, ha avviato un ripensamento dei propri servizi, del proprio metodo di lavoro, del proprio approccio al mercato e oggi si presenta con una proposta rinnovata, una squadra rivoluzionata e (tra poco) un cambio di identità visiva, che sottolinea le nuove sfide che si appresta ad affrontare.

 

Paolo, Simona come mai la scelta di cambiare tutto in un momento così complicato?
 

Simona Abbiamo cambiato tutto perché tutto attorno a noi cambiava e perché ci siamo resi conto che la comfort zone nella quale ci muovevamo poteva ingabbiarci. Durante il primo lockdown abbiamo organizzato una serie di talks con sociologi, comunicatori, esperti di finanza, CEO, personalità appartenenti al mondo della cultura e dell’innovazione. Ne siamo usciti con la profonda convinzione che, se anche il lockdown fosse durato pochi mesi, non saremmo più tornati indietro e abbiamo intrapreso un percorso che ci ha portato ad implementare una visione, un approccio e una proposta che crediamo sia quella adatta al mondo del retail post Covid.

 

Attorno a quali capisaldi si articolano visione, approccio e proposta?
 

Paolo Innanzitutto l'Onlife, una brillante definizione data dal filosofo Luciano Floridi, che crediamo descriva perfettamente quello che sta diventando il mondo del commercio, e non solo quello per la verità. Non esiste più una distinzione netta tra vita, servizi, possibilità online e offline, ma esiste una unica dimensione: quella dell’esperienza dell’uomo.

Per tornare al retail, oggi e ancor più domani, non esisterà più alcuno steccato tra modalità di acquisto digitali o fisiche, ma il cliente new normal si muoverà con disinvoltura tra un acquisto on line che termina sul punto vendita, il normale utilizzo del brick&mortar, l’eCommerce, o altre esperienze ibride in cui diversi canali convergeranno a rendere sempre più semplice, fluida e soddisfacente la nuova shopping journey.

Questo vale per il retail, per la comunicazione, per l’accesso ai servizi, per gli eventi che saranno sempre di più misti, un po’ fisici un po’ digital.

La nuova era del retail si muove insomma sotto il cappello dello Unified Commerce, in cui tecnologia, nuovi punti vendita, comunicazione digitale e social convergeranno con la massima seamless a rispondere ai bisogni dei clienti.

 

Mi fa un esempio?
 

Paolo Dal primo lockdown in poi i negozi di vicinato, le boutique, le botteghe artigiane hanno cominciato a proporsi su canali digitali. Lo hanno fatto in maniera molto improvvisata all’inizio, ma in futuro saranno in grado di profilare i clienti e di offrire, anche loro, una esperienza di acquisto umana ma targettizzata. Lo Unified commerce è quello che integra piattaforme di offerta e di acquisto tradizionali e digitali, con una customizzazione sempre crescente. Noi in Altavia abbiamo sviluppato Proflyer, un progetto ambizioso che dà al volantino cartaceo il plus della realtà aumentata e contenuti digitali personalizzati e osserviamo con piacere l’interesse e le possibilità che si stanno delineando presso i nostri clienti.

Non meno importante è il Creative Commerce, che mira a creare una connessione emotiva tra brand e cliente, attraverso una esperienza di acquisto digitale e fisica che dà personalità e umanizza il brand. Tutto questo grazie ad un mix di tecnologia, marketing digitale e UX, che seguono i cambiamenti di comportamenti di acquisto in continua evoluzione.

Simona Proprio perché i processi di acquisto si stanno svolgendo sempre di più in una sfera mista, crediamo che sia arrivato il momento di pensare ad un retail molto più incentrato sul lato umano. In questo senso sta cambiando anche la nostra identità visiva e il nostro payoff, che racconterà sempre di più lo human retail.

 

E quali sono le caratteristiche dello Human Retail?
 

Paolo È per definizione un retail che ha al centro l’uomo, che inventa, innova, testa, e cerca sempre di proporre esperienze inedite e di creare relazioni. È un retail che si costruisce con il progresso, le nuove possibilità e le interfacce offerte dall'AI e dai dati, purché siano sempre al servizio del cliente. Un retail che rispetta la diversità e la sensibilità di ogni individuo, che non dimentica mai il nostro pianeta ed è, quindi, ragionato, consapevole e sostenibile.

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